ETERNIT BIS – COMUNICATO STAMPA ANMIL

Il 4 novembre 2016 è ripresa l’udienza preliminare dinanzi il giudice Federica Bompieri.

I difensori di Stephan Schmidheiny, ultimo proprietario della società Eternit, poi chiusa e dichiarata fallita, e unico imputato dopo la morte del barone belga De Cartier, che con Stephan Schmidheiny era stato ritenuto colpevole del disastro ambientale provocato dalla lavorazione dell’amianto e condannato in primo grado a 16 anni di carcere, hanno sostenuto in favore del loro assistito l’insussistenza del dolo e, dunque, l’impossibilità di attribuire a titolo di omicidio volontario i casi di morte indicati nel capo di imputazione.

Per i difensori dell’imprenditore svizzero, per in quali in principalità il processo non può essere ripetuto stante il principio del c.d. “ne bis in idem” (nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto), al più si tratterebbe di un’ipotesi di omicidio colposo. Tesi questa che se accolta, in sede di rinvio a giudizio, condurrebbe di nuovo fatalmente alla prescrizione per molti omicidi, lasciando ancora una volta le vittime senza giustizia.

La tesi dell’omicidio colposo è suggestiva ma non convincente. Fin dal primo processo il dolo è stato l’elemento soggettivo ravvisato anche per il disastro ambientale, per il quale è stata emessa condanna, poi annullata dalla Cassazione per prescrizione.

Ora la parola passa al Pubblico Ministero, sul quale in primis grava il compito di argomentare e difendere l’impostazione accusatoria e, soprattutto, la presenza di elementi di prova idonei a sostenere l’accusa in giudizio anche nella sua componente soggettiva.

Il Giudice ha aggiornato l’udienza preliminare al 29 novembre 2016 per le annunciate repliche e, forse, per l’attesa pronuncia in merito alla richiesta di rinvio a giudizio.

       (Legale ANMIL) ​​

Avv. Alessandra Guarini ​

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